22.01.2025
Quando la vicinanza diventa offensiva
Spesso i familiari devono occuparsi delle faccende domestiche oltre che dell’assistenza, perché le persone malate non possono più gestire la casa da sole.

Spesso i familiari devono occuparsi delle faccende domestiche oltre che dell’assistenza, perché le persone malate non possono più gestire la casa da sole. Si aspettano che tutto sia allo stesso posto e che sia perfetto, come si ricordano in passato. Le persone colpite, la cui vita quotidiana è caratterizzata da continui riordini, ricerche e dimenticanze, hanno anche difficoltà a orientarsi nella propria casa. È comprensibile che accusino i parenti di aver messo via le cose o di averle rubate e che reagiscano a volte con scoppi d’ira. Fare da parafulmine per la rabbia e la disperazione è difficile nell’assistenza quotidiana. Ed è proprio chi si prende più cura di altri prova i sentimenti più negativi. Gli stati d’animo e le idiosincrasie tendono a trasmettersi in modo incontrollato tra i parenti stretti. Agli estranei o ai familiari che non sono coinvolti nell’assistenza, le persone affette dalla malattia mostrano spesso una versione di sé più indipendente, flessibile ed equilibrata.
La tragedia avvenuta a San Candido nell’agosto del 2024 è un caso particolarmente tragico e sconvolgente di un genitore con deficit cognitivo che viene sovraccaricato di cure e assistenza. Il figlio disperato spara al padre disabile, a una vicina di casa che si trova lì per caso e infine a se stesso.
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