Speranza nella lotta contro la malattia di Alzheimer: un dibattito attuale

L'Agenzia Europea dei Farmaci EMA raccomanda l'autorizzazione farmaco Lecanemab

Ulrich Seitz, Presidente di Alzheimer Alto Adige ASAA, commenta la situazione attuale in merito alla raccomandazione formulata pochi giorni fa dall’Agenzia Europea dei Farmaci EMA per l’autorizzazione farmaco Lecanemab.

Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto molte telefonate sul Numero Verde da quando sono state rese note le nuove opzioni. Il Presidente Seitz afferma:“noi di Alzheimer Alto Adige siamo ovviamente sempre felici quando ci sono raggi di speranza che contribuiscono a influenzare il decorso della malattia in modo tale da aiutare le persone colpite”. Secondo Seitz, la situazione specifica è la seguente: il principio attivo lecanemab, un anticorpo contro l’amiloide, è stato sviluppato dalle aziende farmaceutiche Eisai e Biogen, attive a livello internazionale, ed è autorizzato negli USA dal 2023. In Europa, il cammino è stato finora accidentato. La domanda di autorizzazione è stata chiaramente respinta nel luglio 2024. Nello specifico, stiamo parlando di quello che si presume essere il primo principio attivo in grado non solodi trattare i sintomi del morbo di Alzheimer, ma anche di rallentare il processo della malattia nel cervello. Tuttavia, siamo ancora lontani da una cura per il morbo di Alzheimer. Inoltre, il farmaco, che viene somministrato per via endovenosa ogni quindici giorni, è efficace solo nelle persone in una fase molto precoce della malattia e può essere utilizzato solo in alcune delle persone colpite a causa dei gravi effetti collaterali. Secondo le prime indagini, questo potrebbe significare un barlume di speranza per diverse decine di persone in Alto Adige. Il gruppo di interessati si presenta così:oltre all’esclusione di varie condizioni preesistenti, gli interessati devono sottoporsi a un test genetico per determinare se e in quale forma sono portatori del cosiddetto gene ApoE4. Solo le persone senza o con una sola copia del gene ApoE4 dovrebbero essere autorizzate a ricevere la terapia, poiché il rischio di effetti collaterali è significativamente inferiore per loro rispetto ai portatori di due copie del gene ApoE4. Seitz lancia un appelloaffinché la ricerca farmacologica venga portata avanti a tutti i costi, ma è necessario un aiuto anche per gli stadi più avanzati e complessi della malattia e, soprattutto, per la cura di pazienti sempre più giovani. La situazione al momento è tutt’altro che rosea.  Il sostegno ai pazienti e alle lorofamiglie resta indispensabile e rappresenta la sfida per eccellenza. L’Alto Adige deve fare un ulteriore salto di qualità e i volontari come l’ASAA possono fare la differenza. Dopotutto, non si tratta ancora di curare o fermare la malattia, ma al massimo di ritardarne la progressione. Quello che manca sempre di più a noi rappresentanti dei pazienti e voce dei caregiver nel Paese è che i vari fornitori di servizi – in particolare medici, terapisti e caregiver – lavorino molto di più insieme per essere molto più accessibili e facili da raggiungere.

L’Alto Adige deve fare i conti con circa 1200 nuovi casi di demenza diagnosticati ogni anno!  Una cifra relativamente alta nella regione alpina e rispetto all’intera Europa centrale.

Pomeriggio di gioco

Pomeriggio conviviale con animazione e merenda per i famigliari impegnati nell’assistenza e i loro cari con problemi di memoria

Nuove proposte di aiuto per malati di demenza e i loro familiari

Ancora una volta, i coniugi Tina Testa e Riccardo Perotti di Bolzano hanno fatto una generosa donazione all'associazione Alzheimer Südtirol ASAA

Progetto „sollievo-miteinander“

Sosteniamo le persone con demenza che hanno perso le autonomie nella vita quotidiana a causa della malattia, e i loro familiari

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